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Durante gli anni '90 Phil Frost ha elaborato un'arte immediatamente riconoscibile fra le strade di New York, ricoprendo muri e materiali di recupero - vecchie ante di porte, tavole e object trouvé - con una texture bianca che fonde insieme primitivismo, graffiti, street art e design grafico. Seguendo questa traccia di straordinario impatto visivo, che ricorda i linguaggi pittorici australiani e hawaiani, Frost ricostruisce l'evoluzione di una cifra grafica ricca di sigle, simboli e loghi stilizzati che conferiscono alle opere di questo artista autodidatta il carattere primordiale dei manufatti tribali. Se è vero - afferma Phil Frost - che "ogni individuo possiede una propria espressività primitiva", la sua azione artistica consiste nel "tatuare" il maggior numero possibile di superfici e oggetti, siano essi una vecchia mazza da baseball o la pelle di una ragazza. Dopo essersi abbondantemente esercitato in strada, guadagnandosi notorietà fra le comunità musicali e quelle di skateboarder, Frost ha confermato la sua popolarità nel 1995 grazie a un documentario a lui dedicato dalla PBS che gli è valso l'ingresso nel circuito delle gallerie e dei musei.